Ci sono gesti semplici che, ripetuti nel tempo con la stessa passione e maestria,
diventano iconici.
Come la battitura, quella fase in cui tutte le forme, una dopo l’altra, vengono battute e
controllate per certificare l’eccellenza di Parmigiano Reggiano.
È uno dei rituali iconici che, insieme agli altri, contribuiscono alla
grandezza e raccontano un lavoro fatto con cura, passione e dedizione.
Siamo nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano e ci troviamo all’interno di uno dei magazzini di stagionatura. Siamo qui per un momento davvero importante, fatto di sapienza e maestria: la battitura.
Stiamo attraversando un grande corridoio dove le forme e la luce disegnano geometrie uniche fatte di gusto e profumi. La tradizionale zocca, simile ad uno sgabello e un martellino in metallo si preparano a far suonare ogni forma. Sono strumenti semplici che raccontano una storia fatta di lentezza ed esperienza.
I battitori sono sempre in due, sia perché tutte le forme devono essere controllate, sia perché
spesso c’è bisogno di un vero e proprio confronto insieme per capirne i suoni.
Sembrano gesti semplici quelli della battitura, ma in realtà, ci sono lunghi periodi di
ascolto, attesa e sapienza per arrivare a capire il suono
dell’eccellenza.
E non esiste una scuola per studiare, ma solo anni di esperienza per imparare.
Quello che un battitore vorrebbe
ascoltare a ogni colpo di martelletto, è un suono armonioso, pieno ed
omogeneo, segno che quella forma, è pronta per essere marchiata
Parmigiano Reggiano.
La marchiatura avviene dopo 12 mesi di stagionatura e solo dopo il processo di espertizzazione di cui la battitura ne è la parte fondamentale.

